Vieni da me

Ogni giorno prendo il treno per tornare a casa dall’ufficio alle 19:42. Oggi è in ritardo e io non vedo l’ora di togliermi le scarpe col tacco e mettermi comoda dopo un’intensa giornata di lavoro. Mi guardo intorno per cercare una panchina e mi accorgo di essere seguita con lo sguardo da un uomo incredibilmente affascinante che non ho mai visto prima. È sulla quarantina, moro, sguardo penetrante e sicuro. È seduto dietro al vetro del box informazioni. Non c’è nessun’altro, siamo soltanto io e lui. Mi siedo un po’ imbarazzata, non sono abituata a questo tipo di attenzioni. Allo stesso tempo però la cosa mi stuzzica e non poco.

Il treno è in ritardo e non ne vuole sapere di arrivare. L’uomo continua a fissarmi con una tale intensità da accendere in pochi secondi un desiderio inaspettato in me. Sento che comincio a eccitarmi e senza neanche accorgermene inizio a fissarlo anche io mordendomi il labbro inferiore, poi apro leggermente le gambe, quel poco che basta per fargli intravedere le mie mutandine di pizzo nero. “Cosa sto facendo?”, mi chiedo, “questa non sono io”. Non faccio in tempo a sorprendermi di me stessa che noto che l’uomo ha cominciato a toccarsi. Ha la bocca semiaperta e ansima piano di piacere. Io sono completamente bagnata e vorrei che mi prendesse in questo momento. Provo a reprimere questa voglia ma tutto d’un tratto lui mi fa un cenno e dice qualcosa. Dal labiale capisco “Vieni da me”.

Come richiamato da una forza incontrollabile, il mio corpo si alza in piedi e cammina verso di lui. Non so cosa sto facendo. Apro la porticina del box e la richiudo alle mie spalle; lui abbassa le veneziane in modo che nessuno possa vederci. Io tolgo il cappotto e lo lascio cadere per terra insieme alla borsa e comincio a sbottonarmi la camicetta mentre guardo il suo membro gonfio e pronto ad esplodere. Chiusa l’ultima veneziana lui si volta a guardarmi e senza dire una parola mi sbatte contro alla parete e inizia a baciarmi così intensamente che basterebbe soltanto quello a farmi venire. Con una mano mi solleva la gonna e con l’altra mi afferra un seno. Prendo il suo membro eccitato e comincio a muovere la mano su e giù con dei movimenti lenti e decisi: non voglio che finisca subito. Lui sposta le mie mutandine e fa scivolare dentro di me due dita, ma sono talmente bagnata che faccio quasi fatica a sentirle. Lo spingo verso il basso facendo una leggera pressione sulle sue spalle e lui, continuando a penetrarmi con le dita, inizia a succhiarmi e a leccarmi il clitoride. Credo di impazzire dal piacere. Lo voglio dentro di me ORA.

Sposto per un secondo lo sguardo verso la scrivania e in un attimo lui mi solleva afferrandomi entrambe le natiche, poi con il braccio muscoloso sposta tutto quello che si trova sul piano facendolo cadere per terra e mi appoggia lì. Io mi sfilo frettolosamente le mutandine, gli allento la cravatta e inizio a sbottonargli la camicia con altrettanta foga. I suoi pettorali sodi sono madidi di sudore. Inaspettatamente lui prende la cravatta e me la lega dietro la nuca coprendomi gli occhi. Sono completamente nelle sue mani. Sento il suo membro duro scivolare dentro di me in modo deciso. Mi scappa un gridolino di piacere, non riesco a trattenermi nonostante ci troviamo in un luogo pubblico e in qualsiasi momento potrebbe arrivare qualcuno. Lentamente aumenta il ritmo. Mi sta sbattendo come nessuno ha mai fatto prima, le sue mani forti sulle mie cosce e le mie aggrappate ai bordi della scrivania. Sto per venire. Cerco di assaporare ogni colpo ma più lo sento ansimare e godere più diventa difficile trattenermi. Quando inizia a muovere una mano sul mio clitoride capisco che trattenersi ormai è fuori questione.

Sollevo leggermente la schiena dalla scrivania aggrappandomi con una mano alla sua spalla mentre con l’altra gli massaggio lo scroto. Sento il rumore secco dei colpi decisi e profondi e il suo fiato sul mio viso. Non resisto più e non appena esclamo “Sto per venire!” entrambi ci lasciamo andare in un urlo di piacere estremo. Il ritmo dei colpi si fa sempre più lento ma continua finché entrambi non abbiamo gustato fino all’ultima goccia di orgasmo. Poi, dopo avermi tolto la cravatta dagli occhi ci guardiamo, lui mi sorride e dice “Ciao, io sono Carlo”.